Memorie dell’estate: Napoli e dintorni

Gli Shakes con don Patriciello

Ci presentiamo: noi siamo gli Shakes, gruppo composto da studenti universitari. Da tanti anni, nel corso dell’estate viviamo insieme esperienze che lasciano qualcosa in più di una semplice vacanza. Quest’anno il destino ci ha portati in Campania.

 

Pernottavamo nel seminario di Nola: un edificio enorme, ma che da qualche mese era abitato dal solo Don Gennaro. Appena arrivati e sistemati nelle camere, ci siamo ritrovati sulla terrazza del palazzo per vedere il meraviglioso panorama, dove si stagliava l’imponente Vesuvio. Oltre al paesaggio mozzafiato e la scorta di cibo riservata a noi trovata in cucina, era proprio Don Gennaro il valore aggiunto di questo luogo. Don Genny, così noi lo chiamavamo, ci ha accolto molto calorosamente e nel corso della settimana ha fatto di tutto per non farci mancare nulla: neanche a dirlo, la prima sera, giusto per prendere confidenza con le specialità culinarie locali, ci ha portato ad assaggiare la pizza napoletana. Siamo rimasti senza parole (e con lo stomaco pieno).

 

Nel corso di questa settimana, abbiamo visitato tanti luoghi e ascoltato le testimonianze e le storie delle persone che abbiamo incontrato. E sono state proprio loro a chiederci, una volta tornati a casa, di raccontare la loro realtà.

Spiegare cosa abbiamo vissuto, chi abbiamo ascoltato non è solo un dovere, ma per noi anche un modo di far conoscere queste realtà a chi non ha mai avuto occasione di fare esperienze simili.

 

Lo dobbiamo ai ragazzi dell’associazione la Paranza. Un gruppo di giovani, capace di riqualificare un patrimonio incredibile come le Catacombe di San Gennaro e di portare il turismo in un quartiere non certo conosciuto per i suoi monumenti: il Rione Sanità. Ascoltando le loro storie abbiamo capito la loro fatica e il loro orgoglio nel far rivivere le Catacombe e in questo poter dare una prospettiva diversa a tutti i ragazzi del Rione, anche grazie alla sapiente guida del parroco, Don Antonio Loffredo, secondo la filosofia di “sconfiggere l’ineluttabile con l’imprevedibile”.

 

Lo dobbiamo ad Augusto Di Meo, con il quale abbiamo avuto la possibilità di parlare qualche ora dopo esserci recati a Casal di Principe. Augusto Di Meo era, innanzitutto, grande amico di Don Peppe Diana. Don Peppe ha lasciato il segno nella società campana per aver sempre combattuto la Camorra provando ad aiutare le persone in difficoltà di un paese totalmente controllato dalla criminalità organizzata. Augusto di Meo, però, è conosciuto dalla cronaca per essere stato l’unico testimone oculare dell’omicidio di Don Peppe Diana, di chiaro stampo camorristico, avvenuto il 19 marzo 1994 all’interno della sacrestia della Chiesa di San Nicola: ci ha raccontato di come la sua vita sia cambiata a partire da quel giorno, dell’angoscia terribile che ha vissuto per 10 anni, fino alla condanna definitiva dei mandanti dell’omicidio, e di come da allora ci sia uno spiraglio di “normalità” anche a Casal di Principe.

 

Lo dobbiamo a Vincenzo Abate, un carabiniere genitore di due ragazzi autistici, capace di creare la cooperativa “La Forza del Silenzio” sfruttando gli immobili confiscati alla Camorra. Questa cooperativa sociale fornisce servizi specifici alle persone affette da disturbo dello spettro autistico per migliorare la qualità della loro vita.

 

Lo dobbiamo a Simmaco, fondatore della cooperativa sociale “Al di Là dei Sogni” a Maiano di Sessa Aurunca. Questa realtà, in collaborazione con Libera, coltiva terreni confiscati alla mafia e riesce a esportare prodotti agroalimentari in tutta Italia. Oltre ad aver lavorato direttamente nei campi, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Simmaco, il quale ci ha raccontato del duro lavoro e delle difficoltà anche burocratiche che hanno dovuto affrontare prima di arrivare a formare la cooperativa com’è conosciuta oggi.

 

Lo dobbiamo a Ciro, conosciuto a Sessa Aurunca, uscito dal carcere due settimane prima del nostro incontro. Non è stato facile per lui raccontarci la sua storia, ma grazie alla cooperativa “Al di Là dei Sogni” ci ha raccontato di avere la consapevolezza di poter riprendere in mano la sua vita.

 

Lo dobbiamo a Joy e a tutti i membri della Cooperativa “New Hope” a Caserta. Questa ragazza, straordinaria, ha scritto un libro in cui descrive il viaggio terribile che ha dovuto affrontare per arrivare in Italia dalla Nigeria e il suo primo periodo vissuto nel nostro paese quando era vittima di tratta.

Oltre a Joy ci sono altre ragazze membri della cooperativa sottratte alla tratta che valorizzano cucendole coloratissime stoffe africane per realizzare oggetti o indumenti di varia natura.

 

Lo dobbiamo a Padre Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo a Caivano, paese collocato nel cuore della cosiddetta “Terra dei Fuochi”. Padre Maurizio ci ha raccontato della sua realtà, il quartiere Bosco Verde, letteralmente controllato dalla Camorra.

 

Lo dobbiamo a Enzo Tosti, che nella mattinata di giovedì 12 agosto era impegnato come volontario a spegnere i numerosi incendi che spesso colpiscono quelle terre e che nel primo pomeriggio con grande disponibilità ci ha spiegato e ci ha fatto vedere direttamente perché queste zone sono state soprannominate Terre dei Fuochi, portandoci in un vecchio impianto di smaltimento dei rifiuti, dismesso, in cui venivano bruciati rifiuti pericolosi e sversati liquami tossici.

 

Era necessario citare tutte le persone che abbiamo conosciuto perché tutte loro ci hanno trasmesso la propria voglia di cambiare la realtà. Alcuni hanno inseguito e raggiunto quello che da loro stessi è stato definito un sogno; altri continuano a combattere per ottenere giustizia per se stessi e per le nuove generazioni che vivranno in queste terre.

Andre e Kel